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Tutti sanno che i medicinali sono pericolosi se presi per sbaglio: per questo in genere sono tenuti sotto chiave. Ma come fare con i veleni in casa che non sappiamo di avere? La migliore prevenzione è l'informazione. Se abbiamo bambini piccoli o animali, dovremo sempre informarci quando acquistiamo una pianta, se questa può essere pericolosa nel caso sia ingerita per sbaglio, o se si toccano alcune delle sue parti. Ad esempio, il lattice bianco che fuorisce quando si rompe un ramo di Poisettia, o Stella di Natale, può provocare prurito o eritemi se viene a contatto con la pelle, ma se viene ingerito si hanno nausea e vomito. Più pericolose sono le bacche di vischio che, se mangiate, soprattutto dagli animali domestici, potrebbero portare a gravi conseguenze. Non tutti gli alimenti scaduti diventano veri e propri veleni, ma in molti casi possono portare fastidiosi e invalidanti disturbi intestinali. E'bene controllare sempre le scadenze, soprattutto quelle di alimenti freschi come latte e derivati, carne e sottolio.
Non tutte le sostanze potenzialmente pericolose che si trovano in un'abitazione possono essere segregate. Questo non significa che non si possano prendere delle precauzioni per rendere l'ambiente domestico più sicuro. La prima e importantissima regola è di non travasare mai sostanze pericolose in altri recipienti. Detersivi, fertilizzanti, sostanze tossiche in genere non vanno mai messe in contenitori diversi, anche se ci si sente sicuri di ricordarsene e si pensa di deporli in luoghi inaccessibili. Un'attenzione particolare va riservata alla qualità dell'aria. Quando si comprano mobili nuovi o si dipingono quelli esistenti, bisogna arieggiare molto bene prima di soggiornare nelle stanze. Ancor meglio sarebbe non acquistare prodotti contenenti formaldeide, un composto chimico utilizzato per produrre resine sintetiche che si trova nei truciolati e nel legno compensato, preferendo mobili con la sigla FF. La formaldeide si trova anche in alcuni detergenti e cosmetici ed è proibita in percentuali superiori al 2%. Bisogna leggere le etichette, soprattutto quelle di prodotti che non provengono dalla Comunità Europea. Nel campo alimentare evitare quelli con conservanti con sigla E240.
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