Ambiente e fotovoltaico

Ambiente e fotovoltaico: un binomio inscindibile. L'energia solare conviene non soltanto da un punto di vista strettamente economico, ma anche da un profilo ambientale.

Utilizzando un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, è infatti possibile abbattere in maniera consistente le emissioni di anidride carbonica che è invece il risultato della produzione delle normali centrali a combustibile. Proprio gli agenti inquinanti una volta immessi nell'atmosfera, sono tra le principali cause dei cosiddetti gas serra, quelli indicati come i responsabili del fenomeno che sta letteralmente e progressivamente strangolando il pianeta.

Nel caso in cui ogni edificio fosse provvisto di un impianto fotovoltaico, ne deriverebbe un abbattimento immediato delle emissioni di CO2, proprio perché l'energia elettrica viene prodotta esclusivamente con il concorso della luce solare, ... continua


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prosegui ... , una fonte non soltanto inesauribile, ma anche pulita.

Questo grande vantaggio viene soltanto parzialmente sminuito dal fatto che i processi di produzione dei pannelli fotovoltaici necessitino dell’utilizzazione di materiali notevolmente tossici, come silicio, selenio, arsenurio di gallio, telloruro di cadmio, rame, piombo e altri. Una volta che il ciclo di vita del pannello sarà concluso, si porrà il problema del suo smaltimento sotto forma di rifiuto speciale. Allo stesso tempo occorre ricordare che una parte di questi rifiuti, ad esempio il silicio, vengono poi riciclati, con il pratico risultato di abbattere ulteriormente l'impatto ambientale.

Si tratta comunque di una controindicazione tale da non sminuire il vantaggio che può derivare dal binomio tra ambiente e fotovoltaico. Basti pensare al riguardo che al fine di produrre un kilowattora elettrico si rende necessario bruciare in media circa 2,56 kWh sotto forma di combustibili fossili. In pratica, la produzione di un kilowattora di energia elettrica con queste modalità comporta il rilascio nell'atmosfera di circa 0,53 kg di anidride carbonica. Producendo una analoga quantità di energia con i pannelli fotovoltaici si impedisce di conseguenza che avvenga l'emissione di 0,53 kg di anidride carbonica nell'aria.

Se andiamo a moltiplicare questa quantità per ogni kilowattora prodotto, possiamo ottenere un risultato estremamente significativo, se solo si pensa che la produzione di una quantità pari a 300 kWh di energia per mezzo di un impianto fotovoltaico comporta una mancata emissione di ben 159 kg di CO2. Un dato che da solo spiega il vantaggio dell'unione tra ambiente e fotovoltaico.

Adottare sul proprio tetto un impianto fotovoltaico casalingo in grado di produrre 3 kWp equivale a piantare 190 alberi che, nel corso dei vent'anni di vita media dello stesso andranno ad assorbire circa 38 tonnellate di anidride carbonica.

I vantaggi ambientali assicurati dagli impianti fotovoltaici nel corso del loro esercizio, sono di carattere:

1) chimico, in quanto non danno luogo alla produzione di emissioni, scorie o residui;

2) acustico, poiché non viene emesso rumore;

3) termico, dato che le temperature massime dell'impianto raggiungono valori che si attestano intorno ai 60°.

Va anche specificato che il fotovoltaico non presuppone la circolazione di fluidi in pressione o a temperature elevate.

Dei vantaggi assicurati dal binomio rappresentato da ambiente e fotovoltaico, con l'uso dell'energia solare e delle altre fonti rinnovabili, ha tenuto del resto ampiamente conto la stessa Unione Europea, che ha ideato il cosiddetto Piano 20-20-20. Si tratta di un progetto ad ampio respiro sorto sulla falsariga del Protocollo di Kyoto e con obiettivi più ambiziosi.

Il Piano approvato in sede comunitaria, in particolare, prevede che vengano ridotte del 20 % le emissioni di gas serra, a fronte di un aumento nello stesso ordine di grandezza della quantità di energia rinnovabile e del risparmio energetico. Il piano è espressamente indirizzato alla promozione delle energie alternative al fine di poter contrastare in maniera più efficace i cambiamenti climatici e i loro effetti.

Proprio per poter monitorare l'avanzamento operativo del piano, la Commissione Europea ha varato il progetto EurObserv’ER, il quale ha fatto di recente il punto sulla situazione tramite l'analisi del grado di attuazione degli obiettivi. Il responso è stato abbastanza incoraggiante, riscontrando come nel corso del 2013 la quota di energia prodotta tramite le fonti rinnovabili si sia attestata al 15%. Una quota aumentata dello 0,8% rispetto all'anno precedente e alla quale il fotovoltaico ha contribuito validamente.

La stessa indagine ha anche messo in rilievo come l'Italia abbia sinora rispettato gli obiettivi, tanto da essere al 90% del percorso preventivato.