Margotta

In cosa consiste la margotta

La riproduzione per margotta sostituisce quella per talea quando si vuole una maggior probabilità di successo, infatti con questa tecnica il ramo rimane collegato fino a che le radici non si sviluppano completamente. È la più diffusa e preferita, poiché il ramo scelto per la riproduzione riceverà acqua e nutrimenti dalla pianta madre. Resterà ramo fino a che non verrà reciso, pur sviluppando l'apparato radicale. La nuova pianta erediterà il DNA della madre, ciò significa che sviluppandosi, diventerà una pianta identica sia nell'aspetto fogliare che nella produzione di fiori e frutti. Per eseguire questa operazione è necessario un coltello ben affilato e disinfettato e un foglio di plastica scura e dei lacci di spago. Eseguire due tagli superficiali e paralleli a circa 1 cm di distanza sulla corteccia. Rimuovere la parte centrale e rivestirla abbondantemente con una poltiglia di fango e torba, chiudere con la pellicola di plastica e lasciare una fessura laterale per consentire l'areazione e i controlli successivi.
Riproduzione delle rose per margotta

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Il periodo giusto e le specie su cui eseguire la margotta

Come prepare la margotta Il periodo migliore per eseguire la margotta è la fine dell'estate quando la pianta è alla fine del ciclo vegetativo, ha prodotto fiori e frutti ma ha ancora delle risorse disponibili. È possibile eseguirla anche all'inizio della primavera, verso la fine di marzo e agli inizi di aprile, quando le giornate sono più calde e c'è la ripresa vegetativa della pianta. Con la giusta umidità le radici si sviluppano rapidamente e nel giro di qualche settimana è possibile già avere a disposizione una nuova piantina. Tutte le piante possono essere riprodotte per margotta, ma ci sono alcune specie come il limone, il melograno, il mandorlo, il pesco, le rose e gli oleandri che avendo un fusto poco flessibile beneficiano di questa tecnica per la loro moltiplicazione. L'importante è scegliere i rami più giovani, quelli meno legnosi.

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I tipi di margotta

Radici sviluppate in una margotta Si distingue la margotta oltre a quella fatta sui rami, anche quella per propaggine o ceppaia. Nella tecnica per propaggine si sfruttano i rami molto flessibili delle piante madri, che vengono interrati ad una profondità di circa 40 cm. È chiamata moltiplicazione ad archetto, per la conformazione che assume il ramo. Nel caso di rami della pianta madre particolarmente lunghi è possibile creare più archetti. L'importante è che la parte esterna abbia una gemma, necessaria per poter sviluppare l'apparato fogliare delle nuove piante. È una riproduzione che molto spesso è naturale e in alcuni casi può presentarsi come un'infestante, poiché nuove piantine nascono involontariamente intorno alla pianta madre. La margotta per ceppaia viene eseguita sulle piante a portamento cespuglioso, in primavera vengono tagliati tutti i rami a livello del suolo, i tronchi scoperti vengono ricoperti di terriccio. L'umidità agevola la nascila di polloni lateralmente al tronco principale, ricoperti di terreno, dopo alcune settimane possono essere estirpati delicatamente e trapiantanti.


Margotta: Distacco e impianto

Ingrossamento margotta Quando ad una leggera pressione tra le mani del manicotto si avvertono le radici ben sviluppate è il momento di pensare al distacco e all'immediata messa a dimora delle nuove piantine. È necessario leggermente aprire il manicotto e osservare lo stato salutare delle radici e se sono sufficientemente spesse da poter essere trapiantate in aperto terreno. Il distacco deve essere fatto in modo graduale, lo stress è elevato e la nuova piantina potrebbe soffrire tanto da morire. Per questo motivo si può procedere a tagli parziali e completare l'operazione nel giro di un paio di settimane in modo da far abituare la nuova pianta a vivere di risorse proprie. La messa a dimora della piantina deve considerare l'estrema delicatezza dell'apparato radicale, per questo motivo il substrato deve essere molto soffice, quindi torba miscelata con un po' di sabbia per garantire massimo drenaggio. È consigliabile lasciare le piantine fino a che riprendono la vegetazione in una serra, dove possono essere protette dagli agenti atmosferici esterni.


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