All'epoca della prima suddivisione del territorio italiano in zone censuarie, la pressione tributaria che gravava sugli immobili non costituiva che una voce di modesta importanza del gettito fiscale. Con il tempo le cose sono cambiate, e questo ha giustificato il complesso processo di revisione che ha portato alla suddivisione in microzone catastali. All'interno di una zona, difatti, possono presentarsi notevoli variabili ambientali o socioeconomiche, colpevoli di inficiare quell'omogeneità che dovrebbe starne alla base. Per esempio il comune di Torino è articolato in sole 4 zone, si capisce facilmente come ognuna di queste rechi, entro i propri confini, differenze tali da rendere obbligatoria una ulteriore partizione territoriale, che in effettivo ha portato alla creazione di 40 microzone. L'estensione e i confini delle singole microzone sono decise dai comuni, con l'approvazione degli uffici provinciali del dipartimento del territorio. L'omogeneità che devono garantire spazia ad esempio dalla destinazione e dall'epoca di costruzione degli immobili, ai servizi forniti nei loro ambiti, alle caratteristiche ambientali e a quelle storiche e artistiche.
Le imposte applicate ad un immobile vengono calcolate sulla base della cosiddetta rendita catastale. Questa, a sua volta, è determinata dal prodotto della consistenza (ossia le dimensioni dell'immobile) per l'estimo catastale. Ed è qui che entra in gioco la zona censuaria: assieme alla classe catastale di appartenenza dell'immobile, è la tariffa propria della zona censuaria in cui si trova a dare come risultato l'estimo. Che ovviamente (pur considerando un'ipotetica uguaglianza di classe catastale e consistenza), risulterà diverso se l'immobile è sito a Rapallo o Venezia oppure in un remoto paesino di una comunità montana, in ragione appunto dell'ubicazione in zone censuarie diverse. L'articolazione in microzone rende il tariffario censuario più consono a calcolare estimi equi; inoltre all'interno di una microzona sono previste dalle 3 ad un massimo di 5 classi per ogni categoria catastale, per far sì che che il valore al metro quadro di ogni immobile della stessa microzona sia non troppo dissimile (al massimo il doppio). Chi sceglie di comprare casa può esaminare le tariffe applicate alle zone e microzone dei luoghi in cui vorrebbe acquistare, sì da prevedere le diverse rendite catastali.
Per scoprire a quale zona censuaria appartiene un determinato fabbricato, oppure per conoscere le differenti tariffe delle zone, ci sono più strade. Se è in corso una trattativa di compravendita immobiliare è possibile farsi ragguagliare dall'immobiliarista. Anche un architetto o un geometra possono rispondere a questa domanda. Se invece si desiderano lumi più in generale, è possibile reperire online le tabelle relative a zone e tariffe di molti comuni, come ad esempio Roma, Parma, Novara. In alternativa ci si può recare al catasto, o visitare il sito online, scegliendo un qualunque indirizzo dell'area che interessa. Da tenere presente che le microzone rappresentano, dal punto di vista delle tariffe, e possibilmente anche dei confini, realtà dinamiche: in conseguenza di radicali mutamenti urbanistici, ambientali o di altro tipo possono verificarsi aumenti o riduzioni delle tariffe stesse. Il compito di effettuare modifiche spetta alle commissioni censuarie locali (che sono 106 in totale), mentre un ricorso da parte dei comuni o dell'Agenzia delle Entrate verso le loro decisioni spetta alla commissione censuaria centrale, con sede a Roma.
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